Era, è dea potente e rabbiosa
la più crudele fra le divinità, che ha in odio l’umanità tutta
e che si scaglia contro donne, ragazze e bambine
per placare una furia che le consuma il petto
per urlare quella voce che il marito non vuole ascoltare.

È sposa di Zeus, il re degli dei
che ha lo sguardo bambino e nel corpo una voglia costante di letto,
di conquista, di nuovi corpi da fare suoi.
È un bambino che gioca con il mondo e tutto divora
con la sua sete implacabile e il sorriso innocente.
Era, sperava che il matrimonio avrebbe cambiato il suo amante
credeva che la sua bellezza
la sua intelligenza e, perché no, la sua devozione
sarebbero riuscite a placarlo.
Ci aveva creduto durante una luna di miele lunga anni
un viaggio in cui Zeus aveva assaporato il suo corpo pezzo a pezzo,
quell’uomo bambino l’aveva voluta costantemente:
la mattina, il pomeriggio, la sera, la notte quando si svegliava di soprassalto.
E lei si lasciava andare ai suoi giochi, le sue sperimentazioni
non diceva mai di no, per non rischiare di perderlo:
sì a tutto, sì anche quelle sere in cui avrebbe voluto dormire,
sì alle mutande strette, il sesso fra i denti, le posizioni scomode
quelle umilianti, sì quando le facevano male le gambe
e quando provava disgusto
sì a tutto, basta che non mi lasci sola.

Lei era stata moglie devota, disponibile, accogliente, sorridente, felice, pulita, mansueta, interessante, intrigante
era stata bella come nelle riviste di moda
aveva offerto seni prosperosi e materni in cui nascondere la faccia
era stata casta quando lui voleva desiderarla ed eccitante quando la voleva assaporare.
Tutto aveva dato per quel mostro bambino
che si era annoiato appena tornato dal viaggio,
l’aveva dimenticata in fondo al baule ed era partito in cerca di nuovi slanci.

Quando le raccontarono dei capricci del marito non riuscì a stupirsi
ma si meraviglio sentendo dei sotterfugi che il dio usava per possedere le donne che non lo volevano.
Esistevano, quindi, donne che si opponevano al re dell’intero Olimpo,
che riuscivano a resistere al suo potere.
Le invidiava, e odiava le risate che accompagnavano il racconto, il sorriso degli altri dei
quando raccontavano l’egoismo di Zeus e la sua violenza.
Nessuno condannava quel mostro bambino, tutti lo guardavano con indulgenza
e con indulgenza giudicavano i suoi abusi come marachelle.

Era, non sapeva come lasciare quell’uomo terribile che tornava a casa ubriaco
quel mostro bambino che sporcava il letto di sudore
vorace ed egoista in ogni desiderio.
Lo odiava ma non riusciva ad andarsene,
non riusciva a trovare un’immagine di sé che non fosse accanto a qualcuno
che non fosse totalmente
per
qualcuno.
Così gli rimane accanto, nominata – come una beffa
protettrice del matrimonio e della fedeltà coniugale.

La donna una notte si alza da sola, sa di lui con un’altra
sa degli inganni e dei corpi che continua a prendersi
sa della crudeltà dell’uomo e sa che non potrà mai interromperla
di non potersi opporre a lui
al re
e di non riuscire a staccarsene.
Quella sera la sua finestra è aperta e il caldo entra nella sua stanza
il corpo è una pozza di sudore ed Era brilla di luce lunare.
Pensa che potrebbe uccidersi, ma sa di essere eterna.

Quando inizia a distruggere la casa lo fa con precisione
prende prima gli specchi così che Zeus non si possa più riflettere
li spezza con calma e freddezza
strappa le lenzuola e macchia i muri
sorride quando schiaccia ad uno ad uno si suoi ricordi
e gode mentre passa sopra i cocci di una casa che sembra appartenerle solo adesso
ora che il caos ha invaso i corridoi.
Si ferisce le piante dei piedi, perde sangue e continua godere
quello che Era sente mentre cosparge di merda le pareti e brucia le porte
è il primo vero orgasmo di tutta la sua vita
viene, prepotentemente
sul lato del letto che le appartiene, l’unico rimasto in piedi
in quel palazzo completamente caduto.

Era, scopre la gioia della sua rabbia in quella notte di solitudine
e da lì in avanti, giovane ragazza ben educata e composta,
non potrà più smettere.
Le piace più di tutto vedere lo sguardo di lui vacillare
non avvezzo ai castighi.
Era, diventa dea implacabile e assassina
continua a scendere sulla terra in cerca del marito
e a cercare i suoi occhi dopo l’ennesima vendetta.
Alcuni giurano di averla vista ansimare
vedendo Zeus supplicarla di ritrasformare il suo ultimo amore in donna
ansimava di piacere, dicono
mentre lui le baciava i piedi.

Ci sono delle notti in cui Era si sveglia piena di disgusto
i pensieri cercano le donne che sta punendo e si ricorda
delle ragazze che hanno avuto il coraggio di rifiutare Zeus
e che sono state vittime del suo illimitato potere.
Pensa che potrebbe andarle a cercare e provare a parlare con loro
come da piccola faceva con le compagne di scuola.
A volte sogna di baciarle, di fare anche lei l’amore con quei corpi così simile al suo
di leccare la parte che è stata violata
e di piangere con loro – da quanto non piango?
Ma è troppo tempo che non pratica la tenerezza, la delicatezza
da troppo tempo ha deciso di non voler più essere vulnerabile
e ha paura, sopra ogni cosa, di venir ancora rifiutata
di essere dimenticata in fondo al baule.
Così la mattina, quando si sveglia di tutti questi pensieri
non rimane che rabbia.

In un mondo dove alle donne viene chiesto decoro, contegno, eleganza
Era, urla e scalpita, oltrepassa il consentito
Era, fa paura

diventi brutta Era quando ti arrabbi

e lei allora urla più forte, fa scoppiare i vetri alle finestre
chiama a sì le bestie più spaventose, si fa serpente, ape, mostro.
E in quella casa che la imprigiona
ha trovato la sua resistenza
La violenza è diventata la sua saggezza.